S. Giovanni, riferendoci il miracolo operato da Gesù alle nozze di Cana, annota: Questo, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni compiuti da Gesù; egli manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui (Gv 2, 11).
Raccontando questo miracolo compiuto da Gesù all’inizio della sua missione, S. Giovanni si mette in linea con la tradizione per cui ogni profeta doveva dimostrare l’autenticità della sua missione, compiendo prodigi in nome di Dio. In questa ottica anche il Messia avrebbe dovuto dimostrare la verità della sua identità con dei segni particolari. Ecco perché l’evangelista annota: Manifestò la sua gloria e i suoi discepoli credettero in lui. Nell’episodio della purificazione del tempio (Gv 2, 13-22), quando Gesù scacciò fuori tutti i venditori (grande gesto profetico!), i Giudei gli chiedono: Quale segno ci mostri per fare queste cose?
Allora è chiaro che nei Vangeli il segno, o il miracolo, ha il compito di rivelare Dio e autentificare l’azione di un profeta perché l’uomo creda.
Se rileggiamo i Vangeli alla luce di questa affermazione, ci accorgiamo che gli elementi evidenziati li ritroviamo nel racconto dei miracoli operati da Gesù. S. Giovanni scrive a proposito di essi: Molti, vedendo i segni che faceva, credettero nel suo nome (Gv 2, 24). Nella preghiera rivolta al Padre prima di operare il miracolo della risurrezione di Lazzaro, Gesù afferma di compierlo perché credano che tu mi hai mandato (Gv 11, 42). Il funzionario regio, dopo aver ottenuto la guarigione del figlio, credette lui con tutta la sua famiglia (Gv 3, 53). Nella polemica contro i capi e i farisei, che spesso gli chiedono segni per metterlo alla prova (Mc 8, 11), Gesù afferma che sono le opere che il Padre gli concede di compiere a rendere testimonianza per lui (Gv 5, 36). Ai Giudei che lo sollecitano a rivelare loro l’origine della sua missione, precisa: Le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza; ma voi non credete (Gv 10, 25). E ancora: Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere (Gv 10, 37-38).