S.S. Nome di Gesù

Domenica 30 Dicembre 2012 13:54 vescovo locri fiorini morosini
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Prima del Concilio Vaticano II la Chiesa al 2 gennaio celebrava la festa del santissimo nome di Gesù. La riforma liturgica postconciliare la soppresse, e a mio giudizio non fece bene, tanto è vero che da qualche anno la celebrazione è ritornata ed è stata fissata al 3 gennaio. Con questa celebrazione ogni anno si ha l’occasione di fermarsi su di un tema, quello del Salvatore e della salvezza, che, pur se trattato nella celebrazione della solennità del Natale, ha bisogno di una attenzione tutta particolare. Infatti, ogni qualvolta viene pronunziato il santissimo nome di Gesù noi dobbiamo ricordarci che solo lui ci salva e solo in lui noi dobbiamo riporre la nostra speranza.

Proviamo a rileggere quanto la Scrittura ci dice su questo nome. Nel vangelo di S. Luca, al momento dell’annunciazione, l’Angelo dice a Maria: Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù (Lc 1,31). Nel racconto della circoncisione l’evangelista annota: Quando furono passati gli otto giorni prescritti per la circoncisione, gli fu messo nome Gesù, come era stato chiamato dall'angelo prima di essere concepito nel grembo della madre (Lc 2, 21).

Nella tradizione ebraica il nome dato ad una persona ha una relazione con la sua stessa identità. Ad offrirci il significato di questo nome, e quindi il primo riconoscimento dell’identità di Gesù, se non addirittura la prima sollecitazione ad un atto di fede in lui come salvatore del mondo, è l’angelo che appare in sogno a Giuseppe: Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati (Mt 1, 21). In ebraico, infatti, il nome Gesù vuol dire: Dio salva, guarisce. E fin dal primo annunzio della sua nascita ai pastori egli è presentato come il salvatore: OggiAggiungi un appuntamento per oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore (Lc 2, 11).

Nei vangeli il nome passa ad identificarsi con la persona, per cui la potenza salvatrice di Gesù, e in genere di Dio, è presentata come manifestazione della potenza del nome di Gesù. Di quanti crederanno in lui Gesù afferma: Nel mio nome scacceranno i demoni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti (Mc 16, 17). I settantadue, inoltre, inviati ove egli stava per recarsi, tornano entusiasti: Signore, anche i demoni si sottomettono a noi nel tuo nome (Lc 10, 17). I discepoli cominciano a verificare la potenza salvifica del nome del Signore.

La venerazione del nome di Gesù cominciò praticamente sin dai primi tempi del cristianesimo, come ce lo testimoniano i vari cristogrammi da noi conosciuti: INRI (Gesù nazareno Re dei Giudei), XP (Christos), IXThUS (Gesù cristo figlio di Dio), IHS (Gesù salvatore degli uomini). Nel secolo XIV S. Bernardino da Siena ne diffuse la devozione, cominciata già nel secolo precedente ad opera dei Domenicani. S. Tommaso d’Aquino ha scritto: La potenza del Nome di Gesù è grande, è multipla. È un rifugio per i penitenti, un sollievo per i malati, un aiuto nella lotta, nostro appoggio nella preghiera, perché ci ottiene il perdono dei pec­cati, la grazia della salute dell'anima, la vittoria contro le tentazioni, la potenza e la fiducia di ottenere la salvezza.

Seguendo idealmente le parole di S. Tommaso, vediamo come la Scrittura ci parla della potenza salvifica di questo nome e a che cosa ci invita per la crescita della nostra vita di fede.

La venerazione del nome di Gesù, figlio di Dio fatto uomo, si identifica con l’adorazione stessa di Dio e con il timore che, nell’Antico Testamento, si aveva del nome di Dio, che era ritenuto impronunciabile. Scrive S. Paolo: Dio l’ha esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome; perché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra (Fil 2, 9-10). Pronunciare e venerare il nome di Gesù è come adorare il nome stesso di Dio. In questo senso l’autore della Lettera agli Ebrei scrive: E’ diventato tanto superiore agli angeli quanto più eccellente del loro è il nome che ha ereditato (Eb1, 4); e ciò perché egli è irradiazione della sua gloria e impronta della sua sostanza (Eb 1, 3).

Proprio perché egli è uno con il Padre e il Padre ha conferito a lui ogni potere, il suo nome è potente e chiunque agisce in forza di questo nome sa di ottenere quanto chiede. E’ questa la fiducia espressa dall’apostolo con le parole: Tutto quello che fate in parole ed opere, tutto si compia nel nome del Signore Gesù Cristo, rendendo per mezzo di lui grazie a Dio Padre (Col 3, 17). Gli apostoli ne sono consapevoli: battezzano nel nome di Gesù (At 2, 38), fanno miracoli invocando questo nome (At 3,6). Ed è per amore di questo nome (3Gv v. 7) che essi sono partiti per diffondere l’annuncio del Vangelo..

Credere nel suo nome (1Gv 3, 23) è lo stesso che guardare con fiducia alla fonte della nostra salvezza, perché, come dice S. Pietro nella predicazione solenne che fa dinanzi ai capi, agli anziani e agli scribi il giorno dopo l’arresto: In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati (At 4, 12). S. Paolo afferma che noi siamo giustificati nel nome del Signore nostro Gesù Cristo (1Cor 6, 11); e nell’Apocalisse S. Giovanni scrive che i centoquarantaquattromila redenti recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo (Ap 14, 1).

Il rapporto e la comunione dell’uomo con il Padre, del quale solo il Figlio è il mediatore e la via (Gv 14, 6), viene indicato come fatto che si compie nel nome di Gesù. Egli pertanto può dire che il Padre invierà lo Spirito Santo nel suo nome (Gv 14, 26), che i peccati sono rimessi in virtù del suo nome (1Gv 2, 12), che il comandamento del Padre è che noi crediamo nel nome del Figlio suo Gesù Cristo (1Gv 3, 23). Solo nel suo nome si può rendere grazie al Padre (Ef 5, 20).

Ecco allora l’esortazione di Paolo: Vi esorto per il nome del Signore Gesù Cristo (1Cor 1, 10). L’azione pastorale dell’Apostolo prende forza proprio da Gesù, dall’essere lui la via, la verità, la vita (Gv 14, 6): Vi ordiniamo, fratelli, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo (1Ts 3, 6). E’ il richiamo a questo nome che dona autorità agli apostoli e a tutti coloro che vengono inviati ad annunziare il vangelo. A Gerusalemme, infatti, i capi che avevano arrestato Pietro e Giovanni ordinarono loro di non parlare assolutamente né di insegnare nel nome di Gesù (Ap 4, 18).

Ma l’appellarsi al nome di Gesù ha anche lo scopo di ricordare a chi ha scelto la sua sequela, cioè a coloro che hanno scelto di votare la vita al nome del Signore Gesù Cristo (Ap 15, 26), l’obbligo di essergli fedele in ogni circostanza.

Il cristiano che agisce in forza di questo nome sa di avere accesso al Padre mediante il Figlio (Gv 14, 9-11), perciò accoglie con fiducia l’invito di Gesù a pregare, chiedendo in suo nome: Qualunque cosa chiederete nel nome mio, la farò, perché il Padre sia glorificato nel Figlio (Gv 14, 13). Anzi, Gesù chiede di pregare lui stesso nel suo nome: Se mi chiederete qualche cosa nel mio nome, io la farò (Gv 14, 14). La preghiera fatta in nome di Gesù ha una potenza straordinaria perché il Padre non può non ascoltare il Figlio che è stato obbediente sino alla morte di croce. Ecco perché Gesù insiste nel chiedere di pregare nel suo nome, perché così la preghiera si inserisce nel mistero della croce, ed è perciò una preghiera efficace. Ciò che prima del sacrificio della croce gli Apostoli non potevano ottenere, da adesso in poi possono ottenerlo: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà. Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena. Queste cose vi ho dette in similitudini; ma verrà l'ora in cui non vi parlerò più in similitudini, ma apertamente vi parlerò del Padre. In quel giorno chiederete nel mio nome e io non vi dico che pregherò il Padre per voi: il Padre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato, e avete creduto che io sono venuto da Dio (Gv 16, 23-27).

Ecco motivata la fiducia dei santi nel nome di Gesù. S. Bernardino da Siena pregava così: O nome glorioso, o nome grazioso, o nome amoroso e virtuoso! Per mezzo tuo vengono perdonate le colpe, per mezzo tuo vengono sconfitti i nemici, per te i malati vengono liberati, per te coloro che soffrono sono irrobustiti e gioiscono! Tu onore dei credenti, maestro dei predicatori, forza di coloro che operano, tu sostegno dei deboli! I desideri si accendono per il tuo calore e ardore di fuoco, si inebriano le anime contemplative e per te le anime trionfanti sono glorificate nel cielo: con le quali, o dolcissimo Gesù, per questo tuo santissimo Nome, fa' che possiamo anche noi regnare. Amen!

Nella tradizione spirituale orientale esiste un tipo di preghiera, chiamata preghiera del cuore; essa fa leva proprio sulla semplice invocazione del nome di Gesù, ripetuta nel raccoglimento del proprio cuore. La suggerisco a tutti nel silenzio della propria interiorità. Non è difficile; basta disporre l’animo al silenzio e al raccoglimento. Il ripetere lento il nome di Gesù ci darà tanta forza per il nostro cammino di fede.

Gesù deve tornare ad essere al centro della nostra vita cristiana. Giovanni Paolo II all’inizio del terzo millennio ha esortato la Chiesa a ripartire da Gesù, consapevoli che lui è il nostro programma, perché è lui che ci salva. La nostra salvezza non è in una dottrina, ma in una persona: Gesù

 

Ultimo aggiornamento Domenica 30 Dicembre 2012 16:53