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BENVENUTI NEL MIO SITO

I fondamenti dell'agire, la cultura

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Nella nostra società multietnica, ci si va sempre più rendendo conto di come sia difficile trovare dei principi comuni a tutti, su cui fondare il nostro agire e le regole , indispensabili per una retta convivenza umana.
Il dialogo tra le grandi religioni, per la ricerca di principi universali da tutti condivisibili, è promettente. Ciò perchè le religioni tutte fondano la morale e le norme sul divino; solo l'Incondizionato può condizionare in maniera assoluta, senza a null'altro rimandare che a se stesso.
Il dialogo diviene più difficile tra credenti e "non credenti".
Secondo il parere di chi scrive, dobbiamo innanzitutto analizzare le domande perenni dell'uomo, ridefinire il significato di cultura e porla a fondamento del nostro agire comune.
La cultura, principio e fine nella nostra vita dell'agire di credenti e non, porta inesorabilmente alla ricerca della pace, della tolleranza, della serenità, del bello, della carità, del benessere comune e di tutto ciò che è positivo.
Chi siamo? Da dove veniamo? Dove andiamo? Perchè viviamo? In che rapporto stiamo con le cose che ci circondano?
Ecco i primi interrogativi dell'uomo. Ogni uomo, in maniera più o meno consapevole, se li pone.
Porsi tali domande e cercare di dare una risposta logica vuol dire filosofare. Fare una riflessione sulla cultura vuol dire innanzitutto precisare cosa si intende per cultura: dove nasce e dove va. Avendone precisato il significato sarà più facile capirsi, perchè, come spesso succede, le polemiche e le controversie tra persone nascono dal diverso significato che si da alle parole.
Ultimo aggiornamento Lunedì 07 Marzo 2011 03:05
 

Grazie Roberto Benigni

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Mirabile è stato l'aggettivo più ripetuto da Roberto Benigni e più che mirabile il suo show oggi al festival di Sanremo. Se magari a qualcuno era sembrato un personaggio di parte e non meritevole del premio di cui è stato insignito nel 2007; se questa sera  dubbi ancora persistevano sul personaggio, di sicuro saranno caduti. Ha dimostrato di essere una persona colta, un grande artista, ci ha fatto piangere per la patria. Soprattutto però ci ha fatto sentire orgogliosi di essere Italiani dalle Alpi sino alla Sicilia e ce l'ha messa tutta, nel clima di odio e avvelenato che siamo vivendo, a toccare il nostro cuore, a scuoterci, a farci destare (come recita sin dall'inizio l'inno di Mameli), perchè in un clima di unità e di valori condivisi (anche dalla lega) il nostro paese per cui tanto si sono battuti tanti nostri fratelli, possa vivere nella concordia, nella pace e nella prosperità. Commovente la rievocazione di Goffredo Mameli, ragazzo di venti anni genovese, che ferito muore sei mesi dopo. Altro momento toccante, alla fine del suo intervento, quando Benigni canta senza musica l'inno di Mameli, non in maniera trionfale, ma col tono e l'atteggiamento mesto di un giovane di allora, in cui c'è la speranza ma anche la consapevolezza di tutti gli ostacoli ancora affrontare per coronare il sogno della liberazione dal giogo straniera e dell'unità. Ora, da tempo, il sogno s'è coronato, tanti sono i morti e il contributo che tutto il popolo d'Italia ha dato, cerchiamo di non perdere quanto i nostri padri ci hanno donato col loro sacrificio e finanche col loro sangue. Grazie Roberto per avrci fatto sognare, per averci fatto piangere per averci fatto sentire Italiani!
Ultimo aggiornamento Venerdì 18 Febbraio 2011 00:29
 

Riforma ma ...insieme

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Lo Stato è costretto a esborsare un sacco di soldi a causa della lentezza dei tempi della Giustizia, secondo il Procuratore Generale della Cassazione Vitaliano Esposito, all'apertura dell'anno giudiziario 2011. Ribadisce, tra l'altro, come i magistrati, per il ruolo particolare che ricoprono, debbano essere riservati e al proposito sottolinea come "ad esso - ovvero al riserbo - non sempre i magistrati si attengono". Critica, per il Primo Presidente della Cassazione Ernesto Lupo, la situazione italiana, e lo sappiamo ben tutti (N.D.R.), secondo cui "sembrano prevalere contrapposizioni, frammentazioni e interessi settoriali, mentre è necessario fortificare il senso della dimensione comune e della coesione collettiva, come presupposto per uscire dalle difficoltà che l'Italia vive".
Presenti alla cerimonia che cade in ricorrenza dei 150 anni dell'unità d'Italia, il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano,  i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco Fini e Renato Schifani, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta, il ministro della Giustizia, Angelino Alfano, il giudice costituzionale Alfio Finocchiaro , il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli e la Presidente della  Regione Lazio, Renata Polverini.
Intervenendo il Vice presidente del Csm, Michele Vietti, ha chiesto per i giudici il dovuto rispetto. Mentre Il ministro Alfano, dopo avere apprezzato le parole del presidente Lupo, che aveva valutato positivamente la legge sulla mediazione, ha lamentato ostacoli che impediscono le riforme.
Riteniamo che abbia ragione Alfano e forse questa esigenza dovrebbero esprimerla, con maggiore convinzione sia i giudici che la controparte politica. La maggioranza, che numericamente era molto forte, anzichè inpantanarsi nelle leggi ad personam, avrebbe dovuto col fattivo contributo dei magistrati darsi una mossa e migliorare lo stato della Giustizia in Italia. Forse ci sono, come in tutti i campi, dei Giudici non tanto affidabili e persino disonesti, ma la stragrande maggioranza merita stima e fiducia. Infangarla per i nostri problemi personali denota, per usare un eufemismo, poco stile.
Ultimo aggiornamento Venerdì 28 Gennaio 2011 13:47
 

La sfida educativa

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Interessante conferenza dibattito, organizzata dall'Associazione Italiana Maestri Cattolici, presso il seminario vescovile di Locri.
A organizzarla il prof Nicola Chinè, noto uomo di cultura, ex Direttore scolastico, giornalista e sindacalista. Relatore il prof Giuseppe Desideri, Presidente nazionale dell'A.I.M.C. Intervento programmato per il Vescovo  della Diocesi mons. Giuseppe Fiorini Morosini.
Per primo ha parlato il prof Chinè che ha salutato il vescovo che "accanto alle numerose attività, colloca sempre la figura di N.S. Gesù Cristo e ci da speranza, onore e fraternità. In pochi anni ha restituito dignità cristiana." Ha quindi ringraziato il presidente nazionale prof. Desideri, da poco eletto, per aver subito accolto l'invito, in questa torrida estate, a venire a Locri.
Ha proseguito ribadendo i principi ispiratori e le finalità dell'associazione e introducendo al tema del convegno: "Oggi siamo qui per dialogare sulla sfida educativa, come dice la Conferenza Episcopale nel suo progetto e che sarà il grande tema dei prossimi dieci anni".
E' quindi la volta del Vescovo che inizia con l'affermare come oggi il problema educativo sia grave e come vi sia una rinuncia ad educare da parte dei genitori."Paura di essere propositivi per timore di perderli e perciò rinunciano al ruolo educativo".  "come Chiesa non possiamo metterci al di fuori dell'emergenza, siamo dentro con tutte le altre agenzie educative. Non riusciamo ad essere così propositivi da cambiare".Ha quindi raccontato come abbia interrogato dei ragazzi sulla situazione ed essi hanno accusato il distacco, non c'è da parte loro tale fiducia da aprirsi. "Con questi insegnanti non si riesce a entrare nei giovani. Dove andiamo? Dove stiamo andando e cosa abbiamo fatto finora? Come ci poniamo oggi?"Ha continuato constatando come spesso i genitori lasciano i figli abbandonati davanti a internet senza nessun filtro.
Ultimo aggiornamento Sabato 10 Luglio 2010 10:10
 

La Tiratina D'orecchie

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Importante intervento del Cardinale Angelo Bagnasco durante il vertice della CEI ad Ancona. Chi si aspettava un discorso esplicito di condanna agli atteggiamenti del nostro attuale Presidente del Consiglio, ne è rimasto deluso. Ma non poteva essere diversamente, la Chiesa deve muoversi con cautela per non essere accusata di ingerenza nella politica italiana. Tuttavia il suo discorso, rivolto a Berlusconi, è stato chiarissimo e "chi ha orecchie per intendere intenda". Dice fra l'altro il Cardinale:"“Chi assume un mandato politico deve essere consapevole della misura e della sobrietà“. Il riferimento mi sembra chiarissimo. Ha parlato di "atteggiamenti contrari al decoro" e che "l'IItalia deve superare la fase di scontro fra poteri  e bisogna fare chiarezza nelle sedi appropriate“. 
A parere nostro non manca un'evidente frecciata anche alla magistratura quando afferma"... mentre qualcuno si chiede a che cosa sia dovuta l'ingente mole di strumenti di indagine. In tale modo, passando da una situazione abnorme all'altra, è l'equilibrio generale che ne risente in maniera progressiva, nonché l'immagine generale del Paese".



Ultimo aggiornamento Lunedì 14 Febbraio 2011 13:37
 

Stoicismo -Il fondatore-

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Si narra che Zenone, figlio di mercante, andato in Fenicia per comprare della porpora sia naufragato davanti al Pireo e da li se ne sia andato in giro per Atene. Fermatosi presso un libraio sarebbe stato attirato dal libro di Senofonte, I Memorabili. Entusiasta, dopo avergli dato una scorsa, si sarebbe rivolto al libraio per farsi indicare un qualche personaggio come quelli del libro. Questi gli indicò Cratete, che passava di lì, apparteneva alla scuola dei cinici ed era discepolo del fondatore Antistene.
Da quel momento Zenone divenne discepolo di Cratete. Per i cinici, di cui notissimo esponente fu Diogene, saggio è colui che non nasconde nulla e utilizzavano il sarcasmo per denunciare i propri contemporanei che biasimavano. I cinici per insegnare ai propri discepoli di non curarsi dell'opinione altrui imponevano spesso delle prove. A un neofita Cratete impose di seguirlo trascinandosi dietro un'aringa, il ragazzo, vergognandosi buttò via l'aringa e fuggì, al che Cratete: "Un'aringa ha rotto la nostra amicizia". Anche Zenone sarebbe stato sottoposto a una prova e siccome era molto riservato Cratete gli avrebbe imposto di passeggiare nel quartiere del Ceramico con un vaso pieno di purè di lenticchie. Poichè cercava di nascondersi il maestro con una bastonata gli ruppe il vaso, scolando il brodo sul corpo del ragazzo che scappava, mentre Cratete gli gridava:"Perchè scappi piccolo fenicio, non ti ho fatto nessun male". Da Cratete Zenone imparò la modestia e che saggio è colui che vive secondo natura.
All'età di 42 anni fondò la scuola detta prima dei Zenoniani e poi, dal luogo dove era stata fondata, degli Stoici. Ci dice di lui Diogene Laerzio:"Era attorniato di amici mezzi nudi e sbrindellati. Timone lo scherniva perchè si trascinava dietro un nugolo di miserabili che erano i più pezzenti tra tutti gli uomini".Il suo personaggio fa pensare di più al profeta che al retore o al dialettico.
Fuggiva i rapporti con i grandi.Gli Ateniesi ebbero per lui una stima tale che gli offrirono le chiavi della cità, gli donarono una corona d'oro e gli eressero una statua di bronzo. Come visse morì, uscendo da scuola cadde si ruppe un dito e colpendo la terra con la mano disse:"Vengo, perchè mi chiami?". Dopodichè morì. Nato nel 333 a.C. morì nel 263 a.C.
Ultimo aggiornamento Venerdì 25 Giugno 2010 14:01
 


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